«Sono venuto per cercare di capire come puoi essere disposto a morire per qualcuno che non sia me o Armand! Per capire come puoi scegliere di abbandonarci. Come puoi abbandonare me.»

Stavo per scendere il primo gradino, quando qualcosa mi bloccò.Una sensazione.Dapprima mi trapassò da parte a parte come una folgore, poi mi si arrampicò addosso, sensuale e oscura e proibita e magnetica.Il mio respiro accelerò, tutto il mio corpo si tese.Ma non osai muovermi.Perché conoscevo quella sensazione, e non potevo percepirla qui.

«So che mi hai mentito».

Percepii una stretta decisa alla mano.Mi irrigidii.Avevo intrecciato le dita a quelle di Aleksandra.Lei non si era ribellata.Non era indietreggiata il più lontano possibile.Era ancora alle mie spalle.Con me.

Il mio sguardo cercò quello che mi stava incendiando.Lo trovò.Lo tenne per quella frazione di secondo che mi servì per invaderla.Per quella frazione di secondo che le bastò per calamitarmi a sé.Mi mossi. Piano. Un passo alla volta.Ero suo.

Tutto in me mi gridò di ucciderla.All'istante.Atrocemente.Tutto in lei mi sfidò a farlo.

«Non sarò mai tuo» dichiarai astioso. «Mi hai capito, stronza? Io. Non. Sono. Tuo».

«È più forte di me».

«Fallo» mi intimò, e non ammetteva un ulteriore rifiuto. Mi mordicchiò il mento, leccandomi, facendomi quasi detonare in mille pezzi. «Scopa le mie dita come ieri notte io ho scopato te».